L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro e non in ultimo anche le professioni intellettuali, quelle in cui il cervello umano si esprime al meglio, si sentono minacciate dagli enormi passi in avanti che questa nuova frontiera dell’innovazione tecnologica sta compiendo.
Oggi si parla molto della nuova applicazione Chat GPT. Vediamo in sintesi di cosa si tratta e perché lo sviluppo di questa nuova tecnologia può minacciare la figura del traduttore.
Chat GPT è il nuovo modello sviluppato da Open AI e fa parte dei modelli GPT-3 (Generative Pre-trained Transformer 3). Sono modelli di intelligenza artificiale basati sul machine learning non supervisionato. Funzionano utilizzando una tecnica di deep learning nota come transformer, che consiste nell’utilizzare una rete neurale per analizzare e comprendere il significato di un testo.
Chat GPT nello specifico fa parte della famiglia degli Instruct GPT, quindi modelli formati tramite deep learning ma poi ottimizzati tramite il rinforzo umano, ovvero una tecnica nota come RLHF – Reinforcement Learning From Human Feedback.
Chat GPT è stato realizzato e reso pubblico a novembre del 2022. Grazie alla sua potenza e alla sua facilità d’utilizzo sta spopolando sul web e molti, vista anche la possibilità di accedervi gratuitamente, ne stanno scoprendo le potenzialità[1].
Chat GPT rende l’interazione con l’intelligenza artificiale più naturale e intuitiva. Realizzato per ottimizzare la conversazione e facilitare l’utilizzo da parte degli utenti, Chat GPT è stato creato per aiutare gli utenti a interagire in modo più semplice e fluido con GPT-3. Con Chat GPT è possibile accedere gratuitamente, basta iscriversi con il proprio account Google o Microsoft.
In sintesi, possiamo chiedere a Chat GPT di redigere un testo, un articolo, un libro, un tema scolastico e sì, anche una traduzione, in base a determinati criteri. Giornalisti, redattori, scrittori e traduttori temono e comunque guardano con diffidenza quello che invece gli studenti di scuola superiore potrebbero vedere come un nuovo alleato tra i banchi di scuola.
Ma davvero noi traduttori e interpreti dobbiamo temere questo nuovo concorrente virtuale? Sì, parlo anche per gli interpreti viste le nuove evoluzioni che si stanno testando anche sul piano verbale.
Non più del dovuto e vi spiego perché.
Vediamo prima in sintesi che cos’è la traduzione automatica o anche detta machine translation.
La traduzione sfrutta l’intelligenza artificiale per tradurre automaticamente un testo da una lingua all’altra senza il coinvolgimento umano. La moderna traduzione automatica va oltre la semplice traduzione parola per parola per comunicare il pieno significato del testo in lingua originale nella lingua di destinazione. Analizza tutti gli elementi del testo e riconosce come le parole si influenzano a vicenda. Google Translate o meglio ancora DeepL sono due dei principali strumenti di traduzione automatica più diffusi tra i gli addetti ai lavori e non solo. DeepL, ad esempio, è un servizio di traduzione gratuito multilingue, alimentato dalla base di conoscenza di Linguee, servizio creato dalla stessa azienda, DeepL GmbH (in precedenza chiamata Linguee). Il portale supporta 24 lingue per un totale di 552 combinazioni linguistiche.
Lo scopo di quest’articolo non è quello di parlare dell’arcinota traduzione automatica e di come questa si sia integrata nella prassi quotidiana dei traduttori e delle agenzie tramite i servizi di MTPE ovvero Machine Translation Post-Editing. Lo scopo di quest’articolo è di far capire quanto sia importante affidare il lato emotivo di un testo a un traduttore umano.
Recentemente ho letto l’interessantissimo saggio dello psicologo statunitense Daniel Goleman dal titolo “Intelligenza emotiva – che cos’è e perché può renderci felici”. Il libro è prevalentemente incentrato sulla gestione delle emozioni dal punto di visto sociale e soprattutto educativo. Ci spiega come funziona il nostro cervello quando ci troviamo a dover affrontare un’emozione e soprattutto come possiamo gestirle nel miglior modo possibile. Indirettamente questo testo mi ha fatto molto riflettere non solo dal punto di vista umano ma anche professionale.
Stiamo andando sempre più verso un futuro disumanizzato in cui molti aspetti della nostra vita vengono demandati alle nuove tecnologie o più propriamente alle macchine. Tutto questo ci porta a un grande analfabetismo emozionale ed anche il nostro lato professionale ne risente.
È vero. Abbiamo insegnato alle macchine molte cose, al punto che in termini di tempo riescono a svolgerle meglio di noi. Sono un ottimo supporto e possiamo anche dire che ci facilitano molto la vita. Ma davvero possiamo affidare tutto il nostro lato emozionale alle macchine?
Provate a chiedere a Chat GPT di tradurre un testo particolarmente creativo in cui ogni sfumatura va a risvegliare una parte dei nostri sensi. Molto spesso le emozioni giocano con le parole e può essere vero anche il contrario. Davvero la macchina può farci provare le stesse emozioni?
Tornando a Goleman che ci mette in guarda sull’analfabetismo emozionale, perché non ritrovare quello che ci rende davvero umani nelle parole che scriviamo e che pronunciamo? Mi dispiace per il traduttore automatico, ma non potrà mai apprendere da noi come funziona il nostro cuore.
Caro cliente, se vuoi traduzioni che pensano e in cui vuoi sentire il cuore battere, può aiutarti soltanto un traduttore umano. Quindi, chi avrà la meglio nell’eterna lotta tra un traduttore automatico e un traduttore in carne ed ossa? Vince chi emoziona, ma soprattutto chi sa farti emozionare. Non lasciare che la parte più importante di te venga lasciata alle macchine. Il tuo messaggio scritto (e orale) ha bisogno di una voce che pensi e che sappia emozionare. La scelta sta a te…
[1] https://smartstrategy.eu/intelligenza-artificiale/chat-gpt-3-come-accedere-e-testare-il-nuovo-modello-di-gpt-3/#Cos8217e_ChatGPT