Dolmetschen, Übersetzung

L’INTERPRETE (E IL TRADUTTORE) – UN MESTIERE MOLTO PIÚ PRATICO DI QUANTO SI POSSA PENSARE

Chi svolge il mestiere dell’interprete e del traduttore sa molto bene quanto sia lungo e tortuoso il cammino da percorrere prima di poter fare questo lavoro. Ognuno, in base alle proprie scelte, decide di completare determinati studi. Ciò che accomuna tutti i professionisti del nostro settore, in misura più o meno ampia, è il percorso formativo che, come sappiamo, prevede molta teoria. Ma davvero il mestiere dell’interprete e del traduttore si basa su tanta teoria, senza la quale non sarebbe possibile svolgere questa attività sia su base libero-professionale che sotto forma di lavoratore dipendente? Non me ne vogliano i teorici, gli esperti alla base dei molti studi che io stesso ho fatto in prima persona, ma il mestiere dell’interprete (e del traduttore) è molto più pratico di quanto si possa pensare.

Premetto che io stesso, prima di avviarmi alla libera professione, ho conseguito due lauree ovvero una in lingue e letterature straniere e l’altra in interpretazione. Ho seguito e sostenuto molti esami di linguistica, letteratura, teoria della traduzione e dell’interpretazione, ecc. che sono stati utili e imprescindibili per il professionista che sono oggi. Dopo più di vent’anni sul mercato e svariate giornate di interpretariato alle spalle, per non parlare delle parole scritte tradotte, mi rendo conto sempre di più che il nostro lavoro richiede una dose maggiore di pragmatismo e praticità, senza i quali saremmo tagliati fuori dal mercato.

Vorrei analizzare in questo mio articolo tre punti fondamentali che nessuna facoltà universitaria per interpreti e traduttori è in grado di insegnare e che a mio avviso sono fondamentali per svolgere la nostra professione.

FLESSIBILITÀ

Spesso, direi quasi sempre, quando interfacciamo con un cliente più o meno abituale, ci rendiamo conto che non possiamo più dare per scontato che sappia come si svolge il nostro lavoro. È fondamentale mettersi nei suoi panni per far capire che un traduttore non è un interprete, che non si possono tradurre centinaia di parole da un giorno all’altro e che un interprete non è un computer da mettere da solo in un angolo della stanza in cui si svolge un evento a tradurre oralmente per ore e ore. Questi sono solo alcuni degli esempi più ricorrenti in cui è necessario far capire al cliente in cosa consiste il nostro lavoro e in che modo possiamo contribuire al suo successo in un contesto internazionale. Dobbiamo astrarci da tutta la teoria appresa all’università e non dare più per scontato che il cliente capisca il nostro linguaggio, quando proponiamo un servizio. È assolutamente necessario armarsi di flessibilità e togliersi di dosso quell’abito un po’ stretto che ci rende un po’ ingessati proprio perché dobbiamo rimanere fedeli ai dogmi della professione.

CLIENTESE

Non possiamo pretendere che il cliente sappia in che modo possiamo aiutarlo per dargli quel valore aggiunto di cui ha bisogno per fare la differenza. A volte, per capire le sue effettive esigenze, siamo noi stessi a dovergli spiegare come possiamo svolgere il nostro servizio. Bisogna parlare “clientese” e usare un linguaggio più semplice e diretto che gli spieghi che un interprete simultaneo, anzi due, possono tradurre contemporaneamente all’oratore di turno senza bisogno di interrompersi, mentre un interprete consecutivo prevede un risparmio di apparecchiatura tecnica, ma al contempo un allungamento dei tempi di svolgimento dell’evento. Sì, talvolta continua a chiamare traduttore quello che in realtà è un interprete. Se riteniamo sia il caso, possiamo spiegargli in parole semplici la differenza tra le due figure, ma molto probabilmente continuerà a chiamarci traduttori. Stabilire una comunicazione semplice ed efficace con il proprio committente è un aspetto oramai insito nella nostra professione. Prendiamoci del tempo per distaccarci dalle tipiche definizioni del nostro settore e usare un linguaggio “client-friendly” ovvero più alla portata del cliente.

I LAVORATORI DELLA PAROLA ORALE E SCRITTA

All’università ci è stato insegnato che non dobbiamo usare le parole a caso e che dietro a una soluzione traduttiva o interpretativa ci deve essere un controllo attento e ponderato del linguaggio settoriale di riferimento che non possiamo permetterci di non conoscere. Tuttavia, in questo mercato sempre più veloce che non ha più tempo di aspettare, ci vengono richiesti tempi di traduzione e di preparazione sempre più stringenti. Dobbiamo essere rapidi e pragmatici e capire come arrivare subito alla soluzione più calzante. A volte si va per tentativi e molto spesso il nostro intuito con alle spalle anni di esperienza ci porta immancabilmente sulla strada giusta.

In conclusione, quando come interpreti in ambito tecnico siamo chiamati ad operare tra macchinari e utensili vari, in cui il livello di flessibilità richiesta è ai massimi livelli, ci si rende conto sempre di più che soprattutto il mestiere dell’interprete è più pratico e pragmatico che mai.

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