Interpretariato, Marketing, Traduzione

2020: UNO SGUARDO AL PASSATO, AL PRESENTE E AL FUTURO

Da quando ho iniziato a scrivere questo blog, non avevo ancora affrontato in maniera diretta la sfida che ci troviamo di fronte oramai da mesi a livello mondiale: la pandemia di covid-19. Sembra doveroso parlarne all’interno di questa mia nuova vetrina narrativa inaugurata, tra l’altro, proprio nel momento in cui ci siamo trovati sommersi nella prima ondata pandemica. Più che parlare della pandemia in sé e dei suoi risvolti in tutti gli aspetti della nostra vita sociale, di cui si è già lungamente discusso in tutti i versanti, vorrei fare un bilancio della mia professione che, come per ognuno di noi, è stata profondamente segnata da questa emergenza sanitaria. 

Uno sguardo al passato

Il mio 2020, sin dall’inizio, si era mostrato già abbastanza promettente con alle spalle un 2019 davvero buono sia in termini di fatturato che di qualità degli incarichi svolti. Nel 2019 aveva iniziato a consolidarsi sempre più il taglio che negli ultimi 7/8 anni avevo deciso di dare alla mia professione. Il fatturato relativo agli incarichi di interpretariato era oramai sempre più preponderante con molti appuntamenti fissi sia in termini di convegni, eventi che di corsi di formazione tecnica. Gli incarichi di traduzione, tuttavia, non si sono fatti desiderare, in quanto oramai dopo quasi 20 anni sul campo alcuni settori sono diventati parte di me e alcuni clienti tedeschi e svizzeri, soprattutto, non possono più fare a meno della mia collaborazione. Insomma, un 2019 frutto di un lungo periodo di semina, i cui effetti benefici si lasciavano percepire almeno fino agli inizi di marzo 2020.

Uno sguardo al presente

Dal mese di marzo in poi, quando oramai era sempre più evidente lo stato di calamità sanitaria in cui ci trovavamo con la conseguente chiusura di quasi tutti i settori economici, il lavoro da interprete sembrava essere stato congelato, per così dire, tanto che si iniziarono a ricevere cancellazioni di servizi già confermati, fino allo stallo più completo; tanto che, a un certo punto, non ho più ricevuto richieste di servizi di interpretariato.

Purtroppo la cosiddetta modalità da remoto, ovvero il “Remote Simultaneous Interpreting” (RSI) nel mio mercato non ha avuto il successo sperato per una serie di motivazioni. La mia clientela ha deciso di rimandare l’evento e non di passare alle piattaforme per il servizio di interpretazione simultanea da remoto. Come tutti i colleghi, anch’io mi sono organizzato frequentando corsi di formazione e leggendo molto sulle varie modalità presenti sul mercato per lavorare a distanza anche come interprete, modalità con la quale avevo sporadicamente già lavorato in passato. Il mio mercato fatto di visite aziendali e corsi tecnici in loco e/o presso macchinari difficilmente poteva essere conciliabile con le nuove piattaforme. Premesso ciò, posso dire che, nonostante il blocco forzato del settore dei convegni e degli eventi, non sono rimasto con le mani in mano. L’altra parte fondamentale della mia professione, ovvero il settore delle traduzioni, non si è fermato affatto e ho avuto la fortuna di tradurre progetti davvero molto interessanti, in particolare per quei mercati in cui la prima ondata della pandemia non è stata così violenta come da noi in Italia.

Dai mesi estivi in poi sono iniziati ad arrivarmi anche alcuni servizi da remoto che mi hanno fatto riassaporare, dopo alcuni mesi, il piacere di tornare a lavorare come interprete. Tuttavia, almeno per me, non c’è una regolarità e con tutta franchezza non posso dire che la modalità da remoto abbia sopperito in maniera soddisfacente alla mancanza improvvisa di lavori di interpretariato verificatasi sin dai primissimi mesi dell’emergenza sanitaria. Molti colleghi e alcune associazioni di categoria hanno messo ben in evidenza i pro e i contro della nuova modalità di lavoro. Posso confermare anche io che non credo sia possibile garantire la stessa qualità di prima per tutta una serie di motivi facilmente intuibili. Lavorare da remoto implica uno sforzo mentale doppio che in una normale situazione in presenza, sperando che le condizioni tecniche (audio, video, rete, ecc.) siano dalla nostra parte.

Uno sguardo al futuro

Arrivati a fine anno, quando abbiamo capito che la pandemia ci farà compagnia ancora per buona parte del 2021 oramai alle porte, sembra opportuno fare un bilancio di un anno che non necessariamente è da buttare via. Il mio fatturato ha risentito molto della crisi economica causata dalla pandemia di covid-19, ma tutto sommato sono riuscito a reggermi a galla e a sviluppare una buona dose di pazienza che all’inizio dell’emergenza sanitaria probabilmente nessuno di noi pensava di poter avere. Ci sono stati molti momenti di profondo sconforto e ogni tanto fanno capolino tuttora. Come dicevo, non è stato un anno totalmente perso, perché le difficoltà che mi sono trovato davanti mi hanno fatto capire che forse c’è bisogno di linfa nuova tra la mia clientela, che forse dobbiamo smettere di forzare i tempi e sperare che arrivi dal cielo la panacea di tutti i mali. Occorre reagire e trovare nuovi canali. Il mondo sta cambiando e noi con esso, sarebbe sciocco e illusorio pensare che quando tutto questo sarà finito, il mondo tornerà ad essere quello di prima e che tutto questo non abbia lasciato una minima traccia sia nella nostra persona (a livello psichico ed emotivo) che nella nostra vita professionale.

Il mondo continuerà a confrontarsi e la comunicazione sta diventando ora più che mai sempre più imprescindibile. Di interpreti e traduttori ci sarà sempre più bisogno; di questo sono più che convinto. Si tratta di allenare bene una “competenza” fondamentale che abbiamo dovuto necessariamente sviluppare: la resilienza. Come ha scritto Pietro Trabucchi nel suo libro “Perseverare è umano”: “La resilienza è la  capacità di persistere, di far durare la motivazione nonostante gli ostacoli e le difficoltà.”

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