Marketing

L’IMPORTANZA DELLA VETRINA VIRTUALE

Recentemente mi è stata proposta un’interessante intervista, per condividere la mia esperienza in merito all’uso dei social media in ambito professionale, alla quale ho partecipato con molto piacere. Non sono un esperto di social media, ma nel corso dei miei quasi 19 anni di esperienza sul campo ho tentato vari approcci per uno degli aspetti che qualsiasi libero professionista non dovrebbe mai trascurare o dare per scontato: il marketing.

Per gli interpreti e i traduttori liberi professionisti, ma anche per tutti coloro per i quali il web è la principale fonte di lavoro, curare la propria immagine virtuale è una condicio sine qua non per affermarsi sul mercato.

Quando ho iniziato a svolgere questa professione, ovvero nel 2002, non esistevano ancora i social media, ma internet allora per me non poteva che rappresentare un trampolino di lancio molto invitante, al cui fascino non ho mai saputo resistere. Sarebbe impensabile fare questo lavoro senza una presenza web ben strutturata. Durante l’intervista, che trovate disponibile in calce a questo articolo insieme alla trascrizione delle domande che mi sono state poste con le relative risposte, ho parlato spesso del concetto di vetrina virtuale.

Che cos’è una vetrina?

Il concetto di negozio in senso moderno nasce nel 1800 ed era un luogo adibito alla vendita e prima ancora all’esposizione di merci. È in quel periodo che iniziano a comparire le prime insegne. Nel 1827 ci fu la svolta. Iniziarono ad essere prodotte industrialmente grandi vetrate, che presto si diffusero un po’ ovunque e dalle quali scaturì la brillante idea delle vetrine, in tutto e per tutto simili a quelle attuali in cui ancora oggi viene esposta la merce in vendita.

La vetrina e il web

Che cosa c’entra la vetrina con il web? La domanda è ovviamente una provocazione. Noi interpreti e traduttori non vendiamo merci, ma servizi. Vendiamo parole orali e scritte. Non vendiamo servizi tangibili, ma credo sia fondamentale renderli concreti, in qualche modo, anche solo con l’immaginazione. Se un cliente vuole farsi un’idea di noi, ancor prima di chiederci un preventivo, non sarebbe giusto che possa vederci sul web in bella mostra? Da che mondo è mondo, anche l’occhio vuole la sua parte.

Il potere inestimabile della rete

Curare la propria immagine e reputazione on line dovrebbe essere una delle nostre priorità, se vogliamo che il potenziale cliente scelga noi tra altri concorrenti e soprattutto se vogliamo che il cliente fidato non ci abbandoni, perché ha bisogno di capire chi c’è dietro le mail, visto che i traduttori e non solo, ad esempio, al contrario degli interpreti, non hanno la possibilità di avere un rapporto diretto con lui. Indipendentemente dal fatto se svolgiamo la professione di interprete e/o traduttore, avere un sito web con degli annessi canali di comunicazione attraverso i social media è oramai di fondamentale importanza.

Volete saperne di più? Vi invito ad ascoltare e leggere la mia intervista qui di seguito.

Presentazione: Siamo qui oggi per fare quattro chiacchiere e conoscere un po’ meglio un altro amico di STL, Sergio Paris. Traduttore e interprete, dall’Umbria alla conquista del mondo, potremmo dire, visto che da Foligno la sua passione per le lingue e le culture straniere, soprattutto germaniche, lo ha spinto a trascorrere svariati periodi all’estero, da Francoforte, a Vienna, a Londra, a Berlino, e potremmo continuare con una sfilza pressoché infinita di luoghi.

Dopo una serie di esperienze altrettanto variegate nel mondo della mediazione linguistica – è stato prima corrispondente import-export per un’azienda umbra, poi traduttore tecnico e interprete consecutivista e di tribunale per un’agenzia tedesca, ecc. ecc. – ha deciso di dedicarsi all’attività freelance e ormai dal 2002 lavora come interprete di conferenza e traduttore libero professionista per conto di agenzie e clienti diretti in Italia, Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra, Paesi Bassi e per altri paesi europei ed extraeuropei. È inoltre socio della BDÜ, la principale associazione di categoria per interpreti e traduttori in Germania.

Il motivo della nostra chiacchierata di oggi, però, è più che altro approfondire l’attività, assai ragionata e interessante, e molto proficua dal punto di vista della promozione professionale, che Sergio ha sui social, e in particolare su LinkedIn, una piattaforma che noi professionisti della traduzione forse ancora oggi bistrattiamo un po’, non cogliendone fino in fondo le potenzialità. Parliamone un po’ con lui, per conoscerne meglio le dinamiche e i possibili vantaggi.

Domanda: Il tuo profilo LinkedIn è estremamente curato, completissimo, articolato, dinamico. Si vede come sia frutto di un’attenta strategia e di un processo di affinamento portato avanti negli anni. Come ti sei avvicinato a questo social in particolare, e come hai deciso che poteva diventare uno dei tuoi strumenti di promozione privilegiati?

Risposta: Ciao Sabrina, ciao Chiara e ciao a tutti coloro che ci stanno ascoltando. Prima di iniziare vorrei ringraziare sia voi che tutto lo staff per avermi proposto questa intervista e mi allaccio, in questo modo, alla prima domanda, perché grazie a voi ho capito di avere un profilo LinkedIn interessante o comunque degno di nota. Ci tengo a precisare che non sono un esperto di social media e che non ho alla base una strategia specifica. Il mio principio base che mi ha spinto a curare bene il mio profilo qui su LinkedIn e su altre piattaforme è che sono letteralmente un maniaco delle presenze web e voglio che siano più complete e “pulite” possibili. Come hai detto tu, ho iniziato nel 2002 e già allora internet offriva molte possibilità di crescita, oggi nel 2020 abbiamo raggiunto livelli decisamente più alti. Ho sempre creduto nel potere della “vetrina virtuale”, questo grazie anche alle mie origini, visto che sono figlio di commercianti, perché in qualsiasi mercato vige sempre la regola che il cliente deve sempre prima vedere quello che vendi, non può e non deve fidarsi sulla parola. Beh, i nostri clienti potenziali o consolidati che siano, devono poterci “cliccare”, per così dire, visto che la rete è la nostra piazza principale. LinkedIn è stato il mio ultimo social network che ho iniziato a curare in maniera più precisa e devo ammettere che è quello più efficace, in cui le interazioni sono decisamente più numerose e più fruttuose, secondo me, rispetto agli altri social network. Il motivo che mi ha spinto a investire più tempo su LinkedIn rispetto a Facebook, ad esempio, sempre a livello professionale, è la veste grafica. Ad alcuni non piace, a me sì, perché ha un ordine per così dire curriculare che mette bene in evidenza le nostre competenze. Mi ricorda i bei tempi di ProZ.com (anche lì ero molto attivo), ma LinkedIn lo ha decisamente superato, perché su LinkedIn, se non hai una presenza strutturata, non sei nessuno e in realtà, forse per non peccare di presunzione, non lo sono nemmeno io, ma mi rendo conto che in questi ultimi due/tre anni, il periodo in cui ho iniziato a intensificare l’uso di LinkedIn a livello professionale, sto avendo sempre più visualizzazioni. E questo ovviamente vuol dire che il mio profilo arriva in qualche modo.

Domanda: Ci sono a tuo avviso particolari vantaggi che un traduttore o un interprete possono ricavare dall’essere su LinkedIn? E secondo te si differenziano a seconda che uno appartenga all’uno o all’altro profilo professionale? Mi spiego meglio: su LinkedIn i traduttori, inizialmente un po’ più “timidi”, stanno pian piano aumentando, mentre gli INTERPRETI ho l’impressione ci siano “arrivati” un po’ prima, ne conosco tantissimi (tu in primis ne sei un esempio) che lo usano tanto e da molto, e con ricadute positivissime in termini di acquisizione di contatti di lavoro. Prima di tutto volevo chiederti se sei d’accordo, e se sì, quale credi sia il motivo?

Risposta: Assolutamente sì. I vantaggi ci sono e credo che sia gli interpreti che i traduttori possano ricavarne molti. Mi chiedi se possono esserci più vantaggi nell’uno o nell’altro caso. Secondo me no. Mi spiego: io svolgo questa attività da quasi 19 anni e sebbene la mia formazione sia da interprete, ho iniziato subito a lavorare molto come traduttore tecnico dal tedesco all’italiano, una combinazione che ancora oggi, nonostante la crisi in corso, offre tanto lavoro, soprattutto nel settore tecnico. Ho sempre lavorato come interprete affiancando anche l’altra attività di traduttore e per alcuni anni anche di docente. Diciamo che sono cresciute insieme e negli ultimi 7/8 anni l’attività di interprete si è sviluppata molto, ma non ho mai abbandonato l’attività di traduttore, la mia attuale ancora di salvezza viste le vacche magre a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Posso dire che LinkedIn può essere usato indistintamente da entrambe le figure. Ovviamente gli interpreti sono decisamente più abituati a “mettersi in mostra” rispetto ai traduttori, ma anche quest’ultimi possono condividere le proprie esperienze, i propri successi, i propri contenuti. Conosco validissimi colleghi che praticano soltanto la professione di traduttore che sanno essere altrettanto visibili su LinkedIn e non solo. Qual è il motivo per cui noi interpreti siamo più presenti su LinkedIn? I motivi possono essere molti. In primis secondo me, come dicevo, siamo più abituati a “metterci in mostra” rispetto ai colleghi traduttori. Cambiamo più spesso sede di lavoro, argomenti. Siamo più dinamici e sappiamo esprimere in maniera più diretta il nostro entusiasmo e le nostre competenze. Ovviamente sono opinioni soggettive. Conosco molti colleghi interpreti che non usano la rete e quindi nemmeno LinkedIn in maniera costante, per mancanza di interesse e forse anche per carattere e riservatezza. Perché no?

Domanda: Un errore da non fare assolutamente e una che ritieni possa essere una carta vincente su LinkedIn.

Risposta: Ahi, questa domanda potrebbe crearmi nemici. Sto scherzando, ovviamente. Uno degli errori classici che eviterei in qualsiasi social network, soprattutto ad uso professionale, è di non lamentarsi mai di una giornata di lavoro andata male, che ci sono e ne ho anch’io. Eviterei di lamentarci delle nostre annose problematiche su tariffe, pagamenti, condizioni di lavoro. Non che non sia giusto farlo, ma bisogna saperlo fare in un’ottica propositiva senza scendere nel tono polemico e lamentoso che a volte mi capita di leggere. Posso fare degli esempi: ci hanno revisionato una traduzione e non ci hanno fatto passare nemmeno una frase o siamo in attesa di un pagamento da mesi e non c’è verso di riscuotere o ci mettono a lavorare in una cabina improvvisata che può essere uno sgabuzzino o peggio ancora. In quei casi lì, meglio respirare a fondo ed evitare di postare o far presente questo nostro disappunto o questa nostra rabbia. LinkedIn, ma credo valga per ogni piattaforma, non deve mai essere un angolo di sfogo personale, se lo usiamo in maniera professionale. Possiamo magari utilizzare quella situazione spiacevole per trasformarla in un post in cui esprimiamo una nostra opinione su cosa voglia dire dal nostro punto di vista una collaborazione proficua tra traduttore e revisore o in quali condizioni un interprete simultaneista riesce a dare il meglio in sé, ecc. In sintesi esprimere più professionalità possibile. Curare bene le risposte ai commenti. Potrei dirne altre, anche se sono un po’ i pareri più diffusi anche da parte degli esperti di social media, ma queste che vi ho detto sono importanti secondo me. Una carta vincente? Non scendere mai sul banale. Mi spiego anche qui. Sì, condividere esperienze professionali, articoli di settore, ecc. ma metterci sempre un proprio contenuto, il proprio punto di vista, anche solo mettendo in risalto o citando una parte di un articolo condiviso per noi fondamentale. Trovo sia piuttosto anonimo e non efficace condividere articoli senza prima averli filtrati o foto di cabine, mi raccomando attenzione alla privacy, senza spiegare a cosa si sta lavorando sempre e comunque nel rispetto della privacy o magari si può usare una foto per così dire anonima ed esprimere un nostro punto di vista su un argomento che stiamo trattando. Non per forza dobbiamo divulgare eventuali dettagli, ma possiamo far nostro un contenuto ed utilizzarlo come prodotto da mettere in vetrina.

Domanda: Un quesito che mi attanaglia, ti prego illuminami: contatti non attinenti l’ambito lavorativo, sì o no? E come selezioni le esperienze che pubblichi? Tu ne hai tantissime, non credo proprio le inserirai tutte…

Risposta: Dunque, tendenzialmente accetto ogni tipo di richiesta e l’enorme parco di contatti che ho sono tutte persone che sono arrivate a me e non io a loro, tranne colleghi storici che conosco da anni. Devo dire che ogni giorno ricevo richieste di contatto, soprattutto da parte di coloro che hanno prima visualizzato il mio profilo. Credo che dietro ogni contatto si possa sempre nascondere una bella opportunità di lavoro. Raramente ho cancellato contatti o non accettato richieste. Ci devono essere veri e propri motivi alla base per non farlo. Come seleziono le esperienze? Il primo parametro di selezione è la privacy. Ci sono eventi che non posso divulgare per etica professionale, altri che invece sono pubblici e per i quali ho ottenuto un consenso. Su questo sono molto rigido e non pubblico ogni esperienza, anche perché altrimenti toglierei troppo tempo prezioso al mio lavoro. Ovviamente questo discorso è incentrato prevalentemente sugli interpretariati.

Domanda: Curiosità: hai un account Premium o Base?

Risposta: Ho un account “Base”. Al momento riesco a sfruttarlo appieno anche soltanto con le funzionalità standard.

Domanda: Tu sei molto attivo sui social in cui sei presente: commenti, posti aggiornamenti sulle tue attività, condividi e rilanci contenuti altrui, il tuo profilo LinkedIn come dicevamo all’inizio è molto molto dinamico. Non mi pare però tu ti avvalga particolarmente di strumenti come Pulse, che consentono di pubblicare veri e propri articoli, e anche il tuo sito personale è un sito statico, che con contempla una parte di blog. Mi interessa quindi chiederti la tua opinione sui blog: forse in un momento in cui la presenza online si esprime al meglio attraverso l’interazione in tempo reale, il botta e risposta, il blog è uno strumento che ha ormai fatto il suo tempo, un po’ “seduto”?

Risposta: Hai toccato un tasto dolente. Sì, hai ragione. Su LinkedIn al momento ho pubblicato soltanto un articolo e il mio sito web non aveva un blog. Vi faccio un’anticipazione. In questo periodo ho deciso di aprirlo e di integrarlo all’interno del mio sito. È stato lanciato proprio oggi e ovviamente contiene solo un articolo che è appunto l’unico articolo che avevo condiviso l’anno scorso proprio su LinkedIn. Anni fa avevo un blog su WordPress, separato dal mio vecchio sito, che si chiamava “Il Traduvendolo”, forse qualcuno dei colleghi storici se lo ricorda. L’ho dovuto chiudere perché non riuscivo a scrivere con regolarità. Credo che l’attività del blog sia fondamentale perché è senz’altro molto efficace, ma richiede tanto tempo e soprattutto molta dedizione e per un maniaco della cura del dettaglio come me può essere un’arma a doppio taglio. Un altro aspetto fondamentale è il contenuto. Credo che un blog debba contenere testi ben scritti e soprattutto originali. Oggi tutti scrivono su tutto, ma sono pochissimi i blog che fanno la differenza nel nostro settore, almeno secondo me. Ora ho capito che forse è arrivato il momento di sfruttare anche quest’arma, anche perché ho sempre amato leggere e di conseguenza scrivere e spero che chi mi segue, possa continuare a trovare i miei contributi interessanti. Si fa quel che si può…

2 Comment(s)

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      Ottobre 13, 2020 at 4:38 am | Rispondi

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